Libri e citazioni sui gatti, poesie.

Tutto ciò che riguarda i nostri @mici desta in me interesse e chi mi conosce bene lo sa. Una gattofolle proprio come ho letto in questo libro di racconti che mi è stato regalato per Natale:  101 storie di gatti che non ti hanno mai raccontato

101 storie di gatti

101 storie di gatti

Inforcando gli occhiali ho iniziato a leggerlo, prima in silenzio, poi con tono basso come una favola da raccontare a Nanà che era incinta.

Mi ha colpita maggiormente il racconto n.11 di “Maine la vichinga

Si chiama Maine, come il luogo dove è finita a vivere in America, questa gatta che attraversato l’oceano Atlantico su una nave vichinga, secondo alcuni storici ben prima di Cristoforo Colombo. Una bella gatta, abbondante e dal pelo lungo, la cui storia inizia nelle foreste norvegesi. Perché è lì – raccontano le cronache dell’epoca – che fu trovata dal giovane vichingo Leif durante una visita al re di Norvegia Olaf in una città allora chiamata Kaupangen nel Trondelag, oggi nota con il nome di Trondheim. Il re e il suo ospite trascorrevano intere giornate a cacciare e pescare e un bel giorno di primavera, mentre stavano addestrando un falco, Leif notò qualcosa fra gli alberi: <ma che animali sono questi?> esclamò. <Gatti delle foreste> rispose il re. < Sono molto agili perché possiedono un’unghia in più>. Leif ne fu subito affascinato ed entusiasta e così il re decise di rgalargliene uno. Il giovane vichingo ripartì verso la Groenlandia in compagnia di una bellissima micia e durante il viaggio scoprì che il felino, oltre a essere un agile arrampicatore, era anche un abile cacciatore di topi. La cosa più difficile fu addomesticarla, perché cresciuta libera nelle foreste, la gattina viveva con difficoltà in mezzo agli uomini e soprattutto su una imbarcazione. Leif rimase due anni insieme alla sua gatta norvegese, con cui iniziò a stabilire un rapporto di complicità. Un giorno, però, decise di ripartire verso una terra di cui aveva sentito favoleggiare dall’amico Bearne, che l’aveva scorta verso ovest. Sempre le cronache narrano che nella primavera del 1002 i Vichinghi lasciarono la Groenlandia portando con loro il grano, l’idromele e la nostra gatta, insieme ad altri bei micioni che nel frattempo erano nati. Navigarono tre mesi attraverso le acque dell’Atlantico settentrionale prima di risalire un fiume per approdare in una terra lussureggiante che chiamarono Vinland. Ma il posto si rivelò pericoloso per gli esploratori nordici, che decisero di ripartire. La nostra gatta, però non tornò indietro. Rimase in quella nuova terra, tra le foreste del Maine da cui prese il nome, e chissà che non abbia dato origine alla razza Maine Coon che si dice discenda dai gatti norvegesi.

101 storie di gatti che non ti hanno mai raccontato

Casa editrice Newton Compton editori

Autrici  Monica Cirinnà  –  Lilli Garrone

“La casa editrice ha concesso il nulla osta per la pubblicazione della storia”.

IL GATTO RIESCE A TRASFORMARE IL TUO RIENTRO IN UNA CASA VUOTA NEL TUO “RITORNO A CASA”

Pam Brown

CHIUNQUE SIA INDIFFERENTE ALLA BELLEZZA, ALL’ELEGANZA, ALL’AFFETTO DI CUI E’ CAPACE UN GATTO, E’ POVERO COME CHI, PASSEGGIANDO D’ESTATE PER UNA STRADA DI CAMPAGNA E’ CIECO AI FIORI TRA LE SIEPI, SORDO AI CANTI DEGLI UCCELLI, AL RONZIO DEGLI INSETTI, AL MORMORIO DELLE FOGLIE AL VENTO.

E. Hamilton


E. Rostand – Le petit chat

È un gattino nero, sfrontato, oltre ogni dire.

Lo lascio spesso giocare sul mio tavolo.

A volte vi si siede senza far rumore,

Quasi un vivente fermacarte.

Gli occhi gialli e blu sono due agate.

A volte li socchiude, tirando su col naso,

si rovescia, si prende il muso tra le zampe,

pare una tigre distesa su di un fianco.

Ma eccolo ora -smessa l’indolenza-

inarcarsi – somiglia proprio a un manicotto;

e allora, per incuriosirlo, gli faccio oscillare davanti,

appeso a una cordicella, un mio turacciolo.

Fugge al galoppo, tutto spaventato,

poi ritorna, fissa il turacciolo, tiene un po’

sospesa in aria -ripiegata- la zampetta,

poi abbatte il turacciolo, l’afferra; lo morde.

Allora, senza ch’egli veda, tiro la cordicella,

e il turacciolo si allontana, e il gatto lo segue,

descrivendo dei cerchi con la zampa,

poi salta di lato, ritorna, fugge di nuovo.

Ma appena gli dico: -Devo lavorare,

vieni, siediti qua, da bravo!-

si siede-. E mentre scribacchio sento

che si lecca sol suo lieve struscio molle.


GLI OCCHI DEI GATTI ILLUMINANO LA NOTTE, SPLENDONO NEL BUIO ALLA RICERCA DI CAREZZE E GIOCHI FOLLI CHE SOLO LORO SANNO INVENTARE.

Lidia